Pubblicato l’indice Istat di giugno 2022
A cura della Redazione.
L’indice Istat dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI) relativo al mese di giugno 2022, utilizzato per la rivalutazione degli affitti, dell’assegno di mantenimento per il coniuge, delle pensioni ecc., aumenta dell’1,2% a quota 111,90.
L’incremento in percentuale per calcolare l’adeguamento annuale dell’affitto è pari al 7,8% per le rivalutazioni al 100% ed al 5,85% per le rivalutazioni al 75%.
Come si legge nel comunicato dell’Istat, l’accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente da un lato ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e dall’altra a quelli dei beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%).
Tabella riepilogativa (*):
Indice generale FOI | 111,9 |
Variazione percentuale rispetto al mese precedente | +1,2 |
Variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente | +7,8 |
Variazione percentuale rispetto allo stesso mese di due anni precedenti |
+9,3 |
(*) Per un raffronto con i mesi precedenti consulta la tabella degli ultimi indici istat.
La prossima pubblicazione dell’indice Istat è prevista per il
10 agosto 2022.
Applicazioni di Calcolo
Come ogni mese abbiamo aggiornato il nuovo valore dell’indice Istat FOI per tutte le applicazioni di calcolo che lo utilizzano.
Se hai necessità di richiedere l’adeguamento annuale del canone di locazione puoi utilizzare la nostra nuova applicazione gratuita che permette di creare con pochi click la lettera da inviare al conduttore, con il calcolo automatico dell’aumento Istat e la possibilità di modificare il testo direttamente online ed inviarlo tramite Email con un semplice click.
Nota sull’aggiornamento dell’Indice FOI
L’aggiornamento delle nostre applicazioni avviene sempre nello stesso giorno in cui l’Istat pubblica il valore dell’indice FOI sul proprio sito (il comunicato stampa avviene in mattinata).
In questa pagina e in quasi tutte le nostre applicazioni pubblichiamo sempre la data di aggiornamento del prossimo indice Istat.
La congiuntura economica
Per trovare un’inflazione così alta bisogna tornare al 1986, ma allora le condizioni economiche generali erano assai più favorevoli rispetto ad oggi, soprattutto per i consumatori e i piccoli risparmiatori.
In quegli anni, così come nel periodo che va dal 1973 al 1984 quando l’inflazione a due cifre toccò nel ’74 il valore record di 26,2%, il costo del denaro, che veniva deciso dalla Banca d’Italia, andava di pari passo con l’andamento dell’inflazione.
Questo, se da un lato creava non pochi disagi per chi aveva necessità di mutui o prestiti, dall’altro influiva sui titoli obbligazionari e consentiva di tutelare il risparmio dei cittadini perché i rendimenti dei titoli di stato (allora erano molto diffusi i BOT annuali e semestrali) erano anch’essi a due cifre e in tal modo si poteva recuperare la perdita di valore (o potere di acquisto) della Lira, anche con un’inflazione così elevata.
Inoltre era ancora in vigore il meccanismo della “scala mobile” che adeguava automaticamente i salari al costo della vita, limitando così i disagi per i consumatori e in ogni caso erano gli anni del boom economico dell’Italia.
Oggi invece la vecchia scala mobile non esiste più, la politica monetaria sui tassi la decide la BCE, che al momento appare molto timida al riguardo, i BOT hanno ancora rendimenti vicino allo zero e non esistono più forme di investimento a basso rischio in grado di assorbire almeno l’inflazione.
Ad esempio, ipotizzando un’inflazione che si mantiene ai livelli attuali (8%) per tre anni, una famiglia che ha in portafoglio risparmi per 50.000 euro, dopo un anno è come se ne avesse 46.000, dopo due anni 42.320 e dopo tre 38.900 circa, con una perdita di potere di acquisto di ben 11.100 euro.
E ad oggi non si trovano prodotti finanziari in grado di far recuperare questa perdita, a meno che non ci si rivolga al mercato azionario o ad altri prodotti speculativi ad altissimo rischio.
Lo stesso ragionamento vale per i redditi che anno dopo anno perdono potere di acquisto senza possibilità di un minimo recupero salariale che non sia legato ai rinnovi contrattuali, che però hanno sempre tempi lunghi.
Tecnicamente stiamo vivendo quello che gli economisti indicano con il termine “stagflazione“, ossia un’elevato livello di inflazione accompagnato da una crisi economica (e sociale) gravissima; questo scenario è quanto di peggio si possa verificare in economia e servirebbe una politica monetaria fortemente “restrittiva” da parte della BCE per arginare l’inflazione a livello europeo, considerato che i singoli Stati su questo fronte hanno le mani legate.
Comunicato ISTAT
Nel mese di giugno 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8,0% su base annua (da +6,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.
In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche, l’ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +32,9% a +39,9%; i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%), e dall’altra a quelli dei Beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,2% a +3,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +4,2%.
Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +9,7% a +11,3%) sia quelli dei servizi (da +3,1% a +3,4%); si ampia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,6 di maggio a -7,9 punti percentuali).
Accelerano sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,7% a +8,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,7% a +8,4%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto a diverse componenti e in particolare ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+6,0%), cui si aggiungono quelli dei Servizi relativi ai trasporti (+2,0%), degli Alimentari lavorati (+1,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,3%) e dei Beni non durevoli (+0,7%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,4% per l’indice generale e a +2,9% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta su base mensile dell’1,2% e dell’8,5% su base annua (da +7,3% nel mese precedente), confermando la stima preliminare.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 7,8% su base annua.
Nel secondo trimestre 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+9,8% e +6,1% rispettivamente).